giovedì 19 maggio 2011

batterista degli infest, black flag, fanzines anni 90, henry rollins...

(foto 1 - paesaggio finlandese. non ha nulla a che vedere con quello di cui sto scrivendo, ma adoro la finlandia e mi manca un sacco)

Ultimamente non ho scritto nulla su questo blog. Ho sempre in mente un sacco di cose da scrivere ma quando mi siedo di fronte al portatile mi blocco, col pensiero fisso che a nessuno possa fregare di quello che scrivo. In realtà non scrivo per qualcuno, ma semplicemente perché mi piace scrivere. Quando andavo a scuola le materie preferite erano quelle umanistiche: italiano, storia, geografia, educazione civica...o almeno, lo sono diventate quando mi è venuta voglia di studiare. Sono stato una capra per un sacco di tempo, non avevo voglia di fare un cazzo se non pagliacciare e divertirmi.

Qual è il punto dell'andare a scuola? Fare contenti gli insegnanti, i genitori? Prendere bei voti? Divertirsi? Imparare qualcosa? Mi chiedo quante persone possano affermare con sicurezza di avere imparato a stare al mondo dentro quelle maledette quattro mura. Dio solo sa quanto ho odiato la scuola.

Ho riletto per l'ennesima volta GET IN THE VAN di Henry Rollins, ovvero la raccolta dei diari scritti tra il 1981 ed il 1986, nell'arco di tempo in cui ha fatto parte dei Black Flag.
Se non l'avete mai fatto, leggetelo.
Un sacco di gente schifa Rollins, dicono di lui che è un pallone gonfiato, un macho troppo pieno di sè. Rollins ha un sacco di attitudine che la metà dei punk in giro per il mondo se la sogna.
Mi è venuto in mente qualche sera fa che il buon Enrico Rollini ha compiuto quest'anno 50 primavere.
Cazzo.
Il mio musicista e scrittore (e attore...e performer...) preferito ha svoltato la boa dei 50.

Doner, il vecchio bassista dei Death Before Work! mi chiama scherzosamente "l' Enrico Rollini della Bassa" per via dell'influenza che quel libro ha avuto sulla mia vita.
Aldilà delle frequenti invettive di Rollins contro tutto e tutti, mi ha colpito la determinazione, l'attitudine e la disciplina di quell'uomo. Oltre ovviamente alla furia animalesca durante le esibizioni dal vivo. Ho avuto modo di verificare dal vivo la sua carica mi pare nel 1995 o 1996 ad un festival a Milano. Probabile che si chiamasse Sonhora o Sonoria sa il cazzo chi se lo ricorda più. Oltre a lui c'erano i Biohazard, i Cure ed un sacco di altre band più o meno degne di nota.
Tutto questo pippone per dire che?
Che sono da poco tornato dal tour con i YOU SUCK! ed è stata una delle più belle esperienze della mia vita. Andare in tour è come bere acqua fresca dopo che hai corso sotto il sole per kilometri e kilometri.
E' aria pura dopo ore sotto una miniera.
E' incredibile come ci si possa alienare da tutto quando sei in tour: mi dimentico persino di essere italiano.

(foto 2 - anche questa foto non ha assolutamente nulla a che vedere con il pezzo in questione. trattasi di una band di Santiago - Chile - chiamata INTENTA DETENERME. fanno youthcrew thrashcore e, manco a dirlo, SPACCANO)

Ogni giorno sei in un posto diverso, ogni giorno incontri persone nuove, stringi nuove relazioni, lasci qualcosa di te in posti molto lontani. Se non fosse stato per un gruppo come i Black Flag oggi questo privilegio non ce lo potremmo permettere. Una volta il punk era davvero una minaccia: ai concerti succedevano sempre casini, potevano arrivare gli sbirri e spaccare il cranio ai presenti.
L'idea di prendere un furgone, caricarlo di strumenti, salirci e fare il giro degli Stati Uniti o dell'Europa dopo mesi di lettere manoscritte e telefonate con gente spesso pischelli come te era impensabile solo 35 anni fa. E non pensate che sia tanto solo perché ne avete 16. Il mondo è nato un po' prima del vostro arrivo...

Oggi come oggi è molto difficile che questo accada, anche perché l'abitudine è diventata talmente consolidata che il punk ha i suoi posti, il suo pubblico, centinaia di sottogeneri e sottocorrenti e non rappresenta più una reale minaccia per la società. Oggi le uniche minacce ai concerti possono venire dai nazi, ma la cosa si fa sempre più rara e - anzi, obbrobrio! - in alcuni contesti i nazi vengono ai concerti senza alcun problema e addirittura tollerati .
(più avanti tornerò sull'argomento).

Che tutto questo sia meglio o peggio, non sta a me dirlo.

Non mi metto di certo a romanzare malinconico su come fossero fighi i concerti quando avevo 16 anni, anche perché comunque si parla già di anni '90 (essendo del 1977 difficilmente potevo andare ai concerti nell'82, right?).

Eppoi sinceramente quelli che la menano tanto con "quanto eravamo più felici allora" mi fanno cascare le palle. Sono molto contento di quello che sono adesso e di quello che faccio con le persone che mi circondano ADESSO, il che non significa che quello che ho fatto 15/20 anni fa sia da buttare.
Anzi.
Rimane però nel passato, e a me interessa il qui ed ora.
Se non altro il punk mi ha insegnato che non vale la pena stare a farsi troppe seghe mentali su quello che è stato e quello che sarà, ma che tra 1 secondo potresti essere già morto e che di conseguenza devi dare il massimo nell'istante.
Ecco perché sono una persona ansiosa.
Vivo nel terrore di annoiarmi. Stare con le mani in mano mi fa incazzare come una bestia.
Esistono dei momenti di "scesa", di depressione... potremmo dire depressione sì, anche se non è l'espressione più corretta, in cui faccio fatica a fare qualcosa...però per fortuna durano poco.
Ho sempre pensato alla mia morte come ad un infarto o qualcosa di simile: più velocemente il caffè pompa nelle vene prima lo squarcio nel cuore arriverà a compiere il suo dovere.

Non ho mai amato la vita così tanto come in questo periodo.

Negli ultimi mesi ho un po' lasciato da parte il fastcore/powerviolence vero e proprio. Rispetto ad una volta (ooohps! ecco che ci casco anche io nel tranello del "come eravamo...") escono troppi dischi.
Come cazzo faccio a stare dietro a tutto?
L'altra faccia del problema è che molta della roba che esce è mediocre a dir poco.
Su Short,Fast&Loud Jeff Robinson ha coniato il termine "generic thrash". Sono completamente d'accordo. Quei dischi che sì, non sono male, ma ne esistono altri 8347564564 prima e dopo e durante quello stesso disco.
Che senso ha? Non ne ho idea, non penso esista una risposta.
Il diffondersi dei mezzi di registrazione casalinga hanno portato il concetto di do it yourself su di un altro livello. Sono molto felice che chiunque possa registrare la propria musica nella propria casa. Sono
anche convinto del fatto che non tutti dovrebbero per forza di cose mettersi a suonare in un gruppo.
Ricordo una vecchia intervista agli Annihilation Time in cui il chitarrista/fondatore Graham ricordava che molta gente si mette a suonare più per "altro" (stare con gli amici, parlare di politica, scopare, andare in tour, bere birra gratis) che non per la questione fondamentale del fondare una band:suonare, con tutto ciò che questo comporta (avere un minimo di padronanza tecnica e soprattutto cercare di migliorarsi col tempo).
Gli Annihilation Time sono stati uno dei gruppi più fighi che abbia avuto modo di vedere e di ascoltare negli anni 00. Pura bomba rock/punk. Aldilà di certi testi da redneck represso che ha scoperto il punk dopo aver masticato per anni Bruce Springsteen, musicalmente sono stati una cosa allucinante. Partiti come cloni dei Bl'ast (che a loro volta erano cloni dei Black Flag) hanno sviluppato un suono proprio (non scevro comunque da influenze come ad esempio i Fu Manchu) che ha visto il suo apice nel capolavoro "II"
Forse non dovrei essere io a scrivere queste cose come esempio, dato che non sono un cantante (ma strillo in due band) nè tantomeno un batterista (ma percuoto pelli in una terza band).
Non riesco nemmeno a fare i paradiddle...che per il concetto del "punk" ci sta.
Hai voglia? Fallo.
Da qui a dire "hai voglia? fallo, e anche con cognizione di causa" però ce ne passa, e assai.
Buonanotte.




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