lunedì 16 settembre 2013

GIULIA CIAULI intervista



La maggior parte delle interviste che circolano in rete o sulle punkzine sono rivolte a gente che suona. 
La scena chi la crea? Solo chi suona o anche chi ascolta/partecipa e, spesso, organizza senza produrre caos sonoro in maniera attiva?
Eccoci qua allora ad interrogare Giulia, una splendida 20qualcosa enne proveniente dalla provincia di Trento, che dopo un anno particolarmente travagliato (si può scrivere così?) ha deciso di mollare tutto, fare armi e bagagli, ed andarsene a vivere in Germania.
La crisi colpisce tutto e tutti, non risparmia nessun ambiente/circuito, e di conseguenza anche la scena punk hc non ne è immune.  
Soltanto questo mese ben tre coppie di amici stanno lasciando l'Italia per andare a cercare qualcosa di cui non vergognarsi al di fuori di questo merdaio a cielo aperto che è diventata l'Italia.
Chi come noi resta non può far altro che augurarle il meglio, e soprattutto di scassarsi di birra a prezzi ragionevoli e di concerti punk/metal come si deve.

La parola alla protagonista.

nome, età, provenienza: in poche parole, presentati (sii pure fantasiosa, non esistono limiti a quello che vorremmo essere)
 Ciao, mi chiamo Giulia, “Ciauli” per gli amici. Ho 21 anni e attualmente abito a Trento.
Vivo con la mia coniglietta, adoro condividere i miei ascolti musicali coi miei vicini di casa (sospetto che la cosa non sia reciproca), odio i Joy Division, i Bane mi fanno troppo cagare e il mio colore preferito non è il rosa.

 ti sei chiesta perché voglio intervistarti? Cosa hai pensato quando te lo comunicai, via sms?
Quando mi hai chiesto di potermi intervistare mi è venuto un po’ da ridere: mi sono venute in mente tutte quelle interviste fighe fatte ai personaggi “chiave” che hanno un sacco di storie da raccontare, e pensare anche solo per un attimo di essere messa sul loro stesso piano inizialmente mi ha messo in difficoltà.
Poi però ho pensato che sono la tua nipotina prefe, e magari qualche cagata vagamente interessante da dire ce l’ho anch’io.



come ti sei formata musicalmente? E come sei entrata in contatto con il circuito punkhardcore e con il diy? 
Da bambina andavo a frugare di nascosto tra i dischi e i nastri di musica classica di mio padre, gli rubavo sempre di tutto. Da quando chiesi a Babbo Natale di portarmi in regalo il cofanetto di Bizet, mio padre cominciò a prestarmi di spontanea volontà le sue opere e a portarmi a teatro.
A 12 anni ho cominciato a suonare il flauto traverso (cosa che faccio tutt’ora), e nello stesso periodo circa ho comprato i miei primi cd, ovvero Appetite For Destruction e The New Order. Indimenticabili, ancora oggi sono due dei miei album preferiti.
Quando mi sono trasferita a Trento per frequentare il liceo, ascoltavo una quantità spropositata di thrash metal e mia mamma era assolutamente convinta che il mio guardaroba total black rappresentasse una fase di ribellione temporanea.
Ovviamente si sbagliava.
Qualche anno dopo sono entrata in contatto con il Defenders Club, frequentazione durata davvero poco a causa di divergenze di varia natura (non musicale).
Circa 4 anni fa è successo che ho conosciuto la Pilvia, e per curiosità e anche un po‘ a caso ho cominciato ad andare ai concerti punk qui a Trento.
Ho cominciato a comprare qualche disco e pian piano ho conosciuto i ragazzi e le ragazze TNxHC e siamo diventati tutti amicissimi.
Sono rimasta subito affascinata da questa cosa meravigliosa che è il diy, per me fino ad allora sconosciuta. L’emancipazione e l’indipendenza sono sempre state due punti fondamentali della mia vita, e vederli portati su un piano pratico collettivo è stato molto significativo.

 
sei una donna in un mondo dominato dagli uomini. Quanto questa coa ha influenzato il tuo modo di rapportarti con l’esterno, in particolar modo all’interno della scena (ma non solo)? Ho notato che spesso ai concerti site in molte donne provenienti dalla tua città e dai dintorni, quindi mi è parso di capire che la rappresentanza femminile in quel di Trento sia elevata rispetto alla media nazionale…sbaglio?
Il fatto che la predominanza maschile sia netta non mi ha mai impedito di ritagliarmi un posto all’interno dell’ambiente in cui vivo, sia all’esterno che all’interno del giro.
Non sono affatto incline a farmi dire cosa fare dagli altri, men che meno dagli uomini, quindi ho sempre cercato di instaurare un rapporto equo, cosa che per mia fortuna è quasi sempre riuscita naturalmente.
Quando si ha a che fare con persone intelligenti, il proprio valore viene riconosciuto a prescindere dal genere.
Anticipando un po’ la prossima domanda, posso dire che il bello di vivere a Trento è che è un paesone, siamo tutti amici e ci troviamo spesso assieme. Certamente la stessa cosa vale anche tra noi donne: rispetto a Bologna o Milano siamo di meno, e forse proprio per questo ho la sensazione che siamo più unite, anche se qualcuna di noi vive in un’altra città o addirittura sta trascorrendo molti mesi oltreoceano.
Non siamo mai state “la ragazza di tizio”, siamo sempre state noi e basta.
Per quanto riguarda trasferte e concerti, la storia è la stessa: se non troviamo compagni/e di viaggio ci organizziamo per conto nostro e andiamo dove vogliamo. Io spesso viaggio da sola, insomma, mi rimbocco le maniche e mi arrangio.




ups & downs di trento e dintorni/ups & down della scena italica in generale
In tutte le grandi città vedo che ci sono diverse realtà, ogni locale ha il proprio collettivo, ci sono sempre gruppetti che decidono di frequentare un determinato giro piuttosto che un altro.. Le dinamiche sono decisamente interessanti, ma del tutto differenti dalle nostre.
Un altro aspetto positivo del vivere a Trento è che essendo relativamente pochi, evitiamo di frammentare il gruppo: è vero, le divergenze ci sono in qualsiasi ambiente, ma mi pare che tra di noi vengano superate senza difficoltà. C’è una grande intesa a livello umano, le persone sono sempre disposte a dedicare molto tempo a lotte sociali e politiche di interesse nazionale, alla diffusione di materiale informativo, al dibattito, all’organizzazione di eventi, etc.
Un enorme punto a sfavore è la mancanza di un luogo fisso dove organizzare concerti; più o meno tutti hanno sentito parlare dei concerti nei boschi, in riva al lago e allo skatepark, e senza dubbio sono alcuni tra i concerti più belli di sempre, però è innegabile che ciò implichi uno sforzo notevole in più a livello organizzativo.
Finché la bella stagione lo permette.
D’inverno ci destreggiamo tra il CG Aldeno e le varie sale comunali, tutto sommato troviamo sempre il modo per mantenerci attivi.
In Trentino c’è una discreta varietà a livello musicale, a fianco dei soliti gruppi hardcore capita che suonino anche gruppi di diversa estrazione, il che rende tutto più interessante ed eterogeneo.
Ci sono anche alcuni gruppi di ragazzi giovani, un po’ timidi ma sempre ben disposti a suonare e a fare un po’ di burdello.
Nel resto d’Italia non so esattamente come sia, come tu stesso hai detto sono una ex-pischella (neanche troppo ex), ci sono dentro da relativamente poco, non ho vissuto questo stallo come l’hanno vissuto tutti gli altri. O meglio, non l’ho proprio vissuto.
Le giovani leve che si sbattono non mancano (mi vengono in mente i ragazzi del T28), per il resto la questione dell’età anagrafica non mi tocca particolarmente.
Ultimamente sento spesso di nuovi gruppi, e quasi sempre si tratta di persone che suonano da un bel pezzo o che comunque hanno una certa esperienza alle spalle, raramente si tratta di ragazzini. Credo che ci sia molto disinteresse da parte dei più giovani, non si mettono in gioco, non hanno voglia di contribuire attivamente alla causa, in parte a causa dell’agio generale in cui vivono le ultime generazioni, come se fossero rinchiusi sotto una campana di vetro. Semplicemente hanno altre priorità.
Ovviamente ci sono delle eccezioni: ho appena scoperto che verso fine settembre a Trento si terrà un concerto benefit per P4F, organizzato da alcuni fanciulli locals, e a quanto pare suoneranno solo gruppi supergiovani.


qui entriamo un pochino nella sfera dei cazzi tuoi. Tramite sms ho saputo che hai deciso di andare via dall’Italia e di trasferirti ad Amburgo. Sei l’ennesima persona che fa questa scelta, e di sicuro non sarai l’ultima. Negli anni ho visto un mucchio di gente partire per l’estero per sfuggire ad una pressante ed asfissiante realtà locale che poco ha da offrire a chi ha voglia di fare qualcosa (fosse anche solo trovare un lavoro decente). Mi chiedo: come mai proprio Amburgo? Cosa ti aspetti di trovare e, cosa molto più importante, cosa hai intenzione di portare di tuo in quest’esperienza? So che possono sembrare domande filosofiche del cazzo, ma ho sempre invidiato chi ha avuto e tuttora ha la forza di prendere, partire e lasciarsi tutto alle spalle. Cosa che io non sono mai stato capace di fare.
Ho deciso di gettare al vento 3 anni di università e dare un bel calcio alla vita comoda che ho sempre avuto.
Non potrei immaginare una città migliore di Amburgo in cui trasferirmi: architettonicamente è davvero splendida, c’è una quantità incredibile di controcultura (più che a Berlino), la temperatura media annua è circa 8°, ci sono pochissimi italiani, e me la cavo piuttosto bene col tedesco. E non conosco nessuno.
È la mia occasione per staccarmi dall’abitudine, dalla routine, per vivere come non ho mai fatto prima. Soprattutto per vivere da sola, contando solo sulle mie risorse.
Troppe persone vivono passivamente i cambiamenti, o non hanno il coraggio di affrontarli.
A 21 anni per me è un gran bel salto di qualità.
Lasciarsi tutto alle spalle mi suona troppo simile a scappare, e io non sto scappando. Semplicemente dopo aver risolto molte questioni personali, per me si è reso necessario un cambiamento del genere. No remorse.
Cosa ho intenzione di portare di mio? Di preciso non ne ho idea, tutta me stessa!
Non so cosa aspettarmi, a parte i miei progetti individuali (lavoro/studio) il resto lo scoprirò solo quando sarò lì.
Intanto mi sono già segnata un paio di concerti bombetta all’Hafenklang, da qualche parte dovrò pur iniziare :)


(nota: le foto di contorno all'intervista sono scelte in maniera casuale, ma anche no. Ci sarebbero dovute essere altre domande/risposte, ma aggiungerò il tutto solo dopo che sarà passato un po' di tempo dalla sua calata in terra tedesca.
auguri Giulia, mi mancherai)

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